Nutrimento per l'anima: i consigli di Faith!

  • da vedere: "Mine Vaganti", di F.Ozpeteck, con R.Scamarcio, A.Preziosi - 2010
  • da ascoltare: "Romeo e Giulietta", Prokofiev
  • da leggere: "Cieli di Zafferano", L.Lokko

sabato 30 dicembre 2006

Vorrei...


Un anno di gioia, di quella che ti fa saltare per strada mentre gli altri si chiedono se sei ammattito.
Un anno di giornate di sole passate a spasso, a godere di quel tepore sulla pelle, e giornate di pioggia passate sotto le coperte, a godere di quel tepore diverso ma ugualmente piacevole (impercettibili sfumature…).
Un anno di cieli azzurri che riempiono gli occhi, di amici che riempiono il cuore.
Un anno di regali inaspettati come una scatolina a fiori in un pomeriggio freddo.
Un anno di cioccolata, di gelato al pistacchio.
Un anno di quella malinconia che ti fa sentire un po’ giù, e che poi scompare quando un’amica suona al campanello…e via con un caffè e due chiacchiere.
Un anno di tisane alla frutta in tazze colorate, di sfogliatine in cucina.
Un anno di sorrisi sinceri, di risate, di estemporanei balli sfrenati mentre prepariamo la cena.
Un anno di lacrime se ce ne sarà bisogno, ma che servano a lavare via ciò che non va, e lascino tutto pulito come un temporale estivo.
Un anno di amicizia, di amore, di quell’amore che non ti sazia mai, che ne vorresti sempre ancora, che è dolce come un bacio al miele.
Un anno di me, di noi, di tutto ciò che conta.
Un anno, un giorno, un minuto…una vita.


Sarà pure una convenzione ma…Questo è il mio augurio per voi per un felice, intenso e fantastico anno nuovo!!!!!!!!

domenica 24 dicembre 2006

Natale. E' tempo di migrare.

Che bello…è Natale. Le vetrine scintillanti, le lucine che sbrilluccicano, alberi e presepi, pacchi pacchetti e pacchettini…bello eh?

….NO! Non è bello! È terribile. Un impiccio senza fine. Un incubo.

Natale fin quando sei piccino significa tante cose belle. Significa niente scuola, abbuffate di dolci (e relativi mal di pancia, in effetti), pacchetti da scartare, pranzi dai nonni e lunghe giocate a tombola e sette e mezzo. Significa svegliarsi tardi la mattina e passare il giorno a guardare i cartoni e a giocare, barcamenarsi tra il cercare di scoprire cosa c’è nei pacchetti e la voglia di non rovinarsi la sorpresa. E poi la notte di Natale scoprire la casa di Barbie…una goduria assoluta!

Ma il sadismo del genere umano vuole che Natale, quando diventi adulto o qualcosa di simile, si tramuti in un qualcosa di indicibilmente stressante, una strada senza uscita!

I regali: la regola vuole che più il budget diminuisce (o precipita, come nel mio caso) più è difficile trovare qualcosa di carino. Inoltre quella cosa che avevi visto in quella vetrina, quella proprio perfetta per quella persona…quando vai a comprarla non c’è più. E infine ti spunta sempre un margine di due o tre regali che non avevi preventivato e che sei costretto a fare, nella migliore delle ipotesi, il 24 dicembre.
E si deve fare il regalo alla nonna…chi ci va? Fede, ho bisogno del tuo consiglio per scegliere la sveglia (!). E il regalo alla zia? Fede, regaliamole un profumo...vai tu che te ne intendi! E i regali ai cuginetti? Fede, prendili tu che sai scegliere meglio! Papà deve fare il regalo a mamma? Fede, accompagnami! Mamma deve fare il regalo a papà? Fede, accompagnami! Per non parlare della spesa…Mon dieu!

Il cenone fortunatamente a casa mia si consuma in maniera strettamente confidenziale, ovvero io e gli abitanti sotto il mio stesso tetto. Gioia et tripudio.

Per il pranzo del 25 invece si va dai nonni…e lì tocca sopportare stoicamente alcune situazioni piacevoli quanto un ciuffo di ortiche nei calzini.
Simpatici zii e cugini ogm (geneticamente modificati sì…è l’unica spiegazione che sono riuscita a darmi finora) non perdono occasione di lanciare battutine su presunti etti superflui, proprio nel momento in cui sto addentando una forchettata di fettuccine fatte in casa al ragù. O anche sul colore del golfino che porto, sul colore del mio smalto (sì, è smalto bordeaux…no, non ho aggiustato nessun motore…), insomma, su qualsiasi cosa si possa fare un commento azzeccato quanto un cavolo a merenda.
La nonna non si sa perché ci ingozza con dieci portate nel giro di un’ora (“nonna, siediti un attimo, no, non prendere ancora il pollo, nonna ho detto siediti e goditi il pranzo, nonna, non….nonnaaaaa!!” e non ti sente più, sta già correndo in corridoio verso la cucina.
E se magari ti azzardi a volerti godere un riposino (meritato, direi!) verrai svegliato dal tono di voce un tantino ma proprio un tantino alto del nonno che esprime le sue opinioni su qualsiasi argomento in modo, come dire, un po’ acceso.
Fortuna che c’è l’inimitabile pizza rossa della nonna...

Al momento, mi preparo psicologicamente per tutto questo!!

Attendo che il mio spirito raggiunga un livello superiore in cui diventi capace di non stressarsi, di sopportare ciò che è umanamente sopportabile e ignorare bellamente tutto il resto! Nel frattempo, mando a tutti i miei amici bloggers un sincero augurio di buon Natale! Gingol bell, gingol bell, gingol oll de uell!!! :)

That’s all, folks!

martedì 19 dicembre 2006




"tramonto" by faith

giovedì 7 dicembre 2006

Un giorno, per caso.


Sei salita sull’autobus dietro di me. Hai capelli corti, tinti male di biondo platino. Sei così grossa che sul sedile non ci stai. Hai la pelle imbrunita, non so se sei proprio così o lo sei diventata. Hai buste di plastica, borse che avrai trovato in giro. Hai vestiti sporchi, e sicuramente non hai una casa.
Che fai tutto il giorno? Te ne vai in giro per roma…a fare cosa? Ce l’hai un amico? Non so se sia facile per te averne uno. Finchè ci sono persone come quelle due stupide che ridono di te…quelle due ragazzine in autobus che immerse nei loro cappottini, con i capelli lavati e il trucco appena messo si guardano ridacchiando, tappandosi il naso perché chissà da quando non puoi lavarti, dormire in un letto, metterti vestiti puliti. Quelle due stupide non si sono poste il problema di ferirti, tanto tu per quelle come loro sei solo un animale, non sei una persona.
E quando si sono spostate io ti ho guardata in faccia, e ho visto i tuoi occhi lucidi, mentre guardavi fuori dal finestrino con l’espressione più triste, rassegnata e malinconica che abbia mai visto.
E mi sono chiesta come ti chiami, da dove vieni. Quanti anni hai. Chi ti ha tinto i capelli in quel modo? Sei mai stata ricca in vita tua? Hai vissuto qualche volta una vita normale? E cosa ti è successo poi? Oppure hai avuto sempre una vita difficile…e forse un letto tutto tuo non l’hai avuto mai. Tua madre ti ha amata? Hai avuto dei figli?
Ma tu scendi, forse è una fermata qualsiasi, forse stai andando in un posto preciso. E ti porti con te il tuo odore, le tue borse, la tua tristezza, l’umiliazione a cui forse non fai più caso…e ti porti con te le mie domande forse sciocche, forse inutili. O forse no.