Nutrimento per l'anima: i consigli di Faith!

  • da vedere: "Mine Vaganti", di F.Ozpeteck, con R.Scamarcio, A.Preziosi - 2010
  • da ascoltare: "Romeo e Giulietta", Prokofiev
  • da leggere: "Cieli di Zafferano", L.Lokko

venerdì 27 aprile 2007

Una giornata particolare

Domenica 22 aprile.
Ore 6.30. Suona la sveglia. È domenica mattina ed è praticamente l’alba, dalla finestra entra la luce sottile della primavera. Cosa ci faccio sveglia a quest’ora?! Ma è chiaro, è una nuova avventura di Faith combinaguai! Anche stavolta mi è venuta una “geniale” idea…voglio partecipare al mercatino dell’antiquariato e artigianato della mia città per vendere le mie creazioni con il decoupage e quelle in swarovski di una mia amica. Il problema è che la brillante idea mi è venuta appena quattro o cinque giorni prima della data in cui si tiene il mercatino (che qui si fa ogni quarta domenica del mese) e ho coinvolto, volente o nolente, tutta la mia famiglia nell’organizzazione del necessario! Vorrei raccontarvi anche le peripezie dei giorni precedenti, ma verrebbe fuori un romanzo…così eccovi il racconto della giornata di domenica! Poco prima mi uscire di casa consulto il mio piccolo libro delle risposte. Gli chiedo: “Andrà bene?”. Mi risponde: “Và avanti con calma”. Che vorrà dire?!

Ore 7.30. Io e il brother (mio inseparabile compagno in quest’avventura) arriviamo in piazza con la macchina caricata da mercanti in fiera. Andiamo a cercare la responsabile che ci dirà dove metterci. Trovato il posto, iniziamo a scaricare tutto. Ma si vede che siamo inesperti! Gli altri in quattroequattrotto montano tutto, noi ci mettiamo un po’ ma alla fine riusciamo a raccapezzarci. Mi accorgo che ho dimenticato un nastrino, così già che c’è la bancarella apposita vado a comprarlo. E lì trovo il tizio che se ne va in giro mettendo a posto la merce e cantando a squarciagola delle cose tipo “I’ t’ vurrìa vasàààààà”. Cominciamo bene, alle 8 di mattina tutta ‘sta voglia di cantare. Io c’ho un sonno. L’altra tizia della bancarella ha i miei stessi pensieri, e infatti gli butta lì una protesta. Il tizio si gira enfaticamente, ribattendo con forte accento napoletano: “l’uccello in gabbia, o canta per ammore o canta per rabbia…e questo canta per rabbia!! Tiè!”. La tizia tentenna sconsolata. È ufficiale, a quest’ora del mattino la sanità mentale è un miraggio. Mi prendo il mio nastrino e me ne torno alla base.

Ore 9.30. È circa verso quest’ora che il nostro banchetto prende una forma decente. Ci pappiamo un cornetto (ci hanno piazzato proprio di fronte al bar, che sorte!) e ci accingiamo sorridenti ad accogliere i clienti! Nel frattempo faccio un po’ di foto alla bancarella, alla piazza e al brother, che un po’ si vergogna, un po’ si diverte, un po’ chiede a Dio perché gli ha mandato una sorella svitata in questa maniera.

Ore 11.00. La mattina trascorre, la gente si avvicina e guarda, alcuni fanno complimenti. Ma di mettere mano al portafogli non se ne parla. Ma io sono ancora fiduciosa. Sicuramente dopo mezzogiorno la piazza si riempirà come al solito!

Ore 12.30. Ma dove diavolo è la gente?! Che sfiga, con questo sole splendente sono andati tutti al mare…solitamente a quest’ora non si può camminare nella piazza per quanta gente c’è. Oggi ci passerebbe un tir a rimorchio a porte aperte. E vabbè. Sicuramente nel pomeriggio la piazza si riempirà come al solito! (…?…)
Intanto accanto a noi c’è una signora che vende centrini (che noi a prima mattina abbiamo sfottuto e invece sta vendendo come una pazza!) e dall’altra parte due vecchietti che intrecciano ceste a mano (e pure loro hanno un successone). A un certo punto sento il vecchietto delle ceste che attacca una tirata al vicino di bancarella, ci presto attenzione solo da un certo punto, cioè quando alle mie orecchie arrivano cose tipo: “…perché l’uomo nasce con una malattia: la VECCHIAIA!!!...i giorni passano, e non tornano più…tu oggi sei così, ma sei più vecchio di ieri…pure di un solo giorno, ma sei VECCHIO (indice puntato)!…”
‘mmazza che angoscia. Il signore di fianco gli chiede quanti anni ha e lui risponde che ne ha tipo 75, e il signore gli dice che se li porta bene. Non l’avesse mai fatto. “Seeee, ma io non sto bene, c’ho un sacco di acciacchi, la pressione, sono cardiopatico, il colesterolo…seeee…”
Poco dopo arrivo l’altro cestarolo con il pranzo. Il signore di fianco chiede: “che mangiate?”
E il vecchietto: “mah…niente…abbiamo ordinato un po’ di cannelloni, abbacchio con le patate…ecc.ecc.”
Alla faccia del colesterolo!
A me intanto mi arrivano ondate di odorino di cannelloni, mentre il brother ancora non mi porta il panino.
Poi passa una tizia un po’ strana che mi chiede se ho le ali della fata notturna. Hmh.
La signora dei centrini mi racconta la storia della sua vita. Almeno è socievole!

Ore 14.00. Arriva il panino! Nel frattempo una ragazzina mi gironzola intorno, dopo aver guardato un po’ le mie cose attacca bottone. Anche lei fa parte del popolo dei bancarellari, è con sua madre un po’ più in là. Vuole che le parli un po’ di come faccio decoupage. Anche lei un po’ lo sa fare, e mi racconta le cose che sa. È curiosa, magrissima e con degli occhi verdissimi. È di Caserta, e quando parla in dialetto è troppo forte! Del tipo: guarda una scatolina un po’ particolare che ho fatto e mi dice che non le piace. Le dico che me l’hanno ordinata ma non l’hanno più presa, per questo è così strana. Lei candidamente mi risponde: “e tu non ce l’hai schiattata ‘n cap’?”. Fantastica.
Poi arriva il pazzo della città (uno dei tanti) e come al solito inizia a invocare Maria e tutti gli angeli del paradiso. Ci mancava solo lui.

Ore 15.00. Di ritorno dalla pausa pranzo, la signora “veterana” del decoupage al mercatino mi passa davanti. Mi scruta e se ne va. Dopo un po’ torna indietro, e si ferma a guardare le mie cose con aria un po’ di curiosità, un po’ di superiorità. Fissa un po’ la mia bancarella, e poi con aria di sfida si volta e se ne va. Mah!

Ore 17.00. Anche il mio love è arrivato a darmi sostegno, e altri amici passano a curiosare. Sicuramente sono la bancarellara con più amici di tutto il mercatino! Qualche amico o parente di buona volontà fa qualche acquisto. Meno male!
Anche se il commento più ricorrente è: “ma le hai fatto tu ‘ste cose?!”, con aria stupita. Sì, le ho fatte io, beh? Che c’ho la faccia da incapace che non posso saper fare qualcosa? Mah!
Il secondo commento più gettonato è: “ma anche questi li fai tu?” indicando i gioiellini di swarovski. No, quelli no. “Aaaahhhh” (come per dire: mi pareva strano). Ok, ho la faccia da incapace.

Ore 19.00. La fase di vendita acuta che stavamo aspettando non arriva, sono andati tutti alla vicina Sperlonga a prendere il gelato e guardare il mare. C’è un po’ di gente, molti si fermano anche a guardare. Ma quasi nessuno fa acquisti.
Un tizio strano con una camicia a quadrettini che cammina a pugni stretti viene a chiedere il prezzo di un girocollo di swarovski. Glielo dico. Non batte ciglio, gira i tacchi e se ne va.
Più tardi torna e viene a chiedere il prezzo di un anello. Idem come sopra.
Di tizi strani non c’è penuria.

Ore 21.00. Nella piazza c’è un po’ di movimento, ma tra i bancarellari serpeggia lo scontento: non si vende. Ho scelto proprio la giornata giusta!
Intanto la mia giovane amica viene a farmi vedere un pacchetto di colori a tempera molto accesi, mi dice che a lei piacciono tanto. Poi scappa via perché al suo banco c’è gente. Dopo un po’ vado a riportarglieli, e lei mi dice che me li aveva regalati. Che carina! Per ricambiare le regalo una piccola scatolina rosa con una farfalla che avevo fatto.

Ore 22.00. Non abbiamo venduto moltissimo, ma ci arrendiamo e cominciamo a smontare tutto.
Arriviamo a casa un’oretta dopo, del tutto esausti. Conto gli euri. Alla fine mi sono ripagata le spese e diciamo che in quanto a guadagno netto posso pagare una serata in pizzeria per due.
Ma anche se a livello economico non abbiamo sfondato, di certo è stata un’esperienza parecchio divertente. E sinceramente sono orgogliosa di me per aver avuto quest’idea, e averci creduto fino alla fine. Qui i ragazzi della mia età passano il tempo tra bar, pub e giri in macchina. A me sta stretta questa vita. Mi piace spendere il mio tempo in qualcosa che mi piace fare, non semplicemente ammazzare i pomeriggi combattendo la noia.
Poi da queste parti c’è l’idea che chi fa una cosa simile è perché ha bisogno di soldi, o in ogni caso che i venditori ambulanti sono dei poveracci. Non si pensa che può essere un’esperienza divertente, un piccolo modo di mettersi alla prova. O che guadagnare dei soldi con qualcosa che è frutto del mio lavoro sarebbe motivo di orgoglio, non soltanto per il fattore economico in sé per sé, ma anche per la soddisfazione di essere apprezzata.
Io comunque sono contenta…e a Natale ci riprovo!!!
Anche perché poco prima di andare a letto ho consultato nuovamente il libro delle risposte. Gli ho chiesto: “Ho fatto bene a fare questa cosa?”. Mi ha risposto: “Non lasciare a metà ciò che hai iniziato.”
Più chiaro di così!!!


lunedì 16 aprile 2007

Qualcosa che non c'è


Alla ricerca di quel qualcosa che non c'è...ma cos'è?

martedì 10 aprile 2007

9 aprile


Ce ne vorrebbero di più, di giornate così.
Giornate di sole splendente e cielo limpido, azzurro e pulito com’è solo a primavera.
Di chiacchiere semplici e risate sincere, di un fiore di campagna sulla tavola, giornate in cui guardi l’allegria attorno a te e ti chiedi “cos’altro voglio?”.
Giornate in cui l’odore della carne arrosto riempie l’aria e stuzzica l’appettito, in cui mangi un dolce e ne assapori il gusto fino in fondo, lentamente e senza fretta.
Giornate dove ti trovi su un’altalena fatta a mano, e mentre ti dondoli abbracciato alla persona che ami respiri a fondo per non perderti neppure una sfumatura di quel momento.
Giornate in cui il sorriso di un bimbo piccolo ti scioglie, in cui ti perdi in quegli occhi puliti, innocenti, che sembrano bere tutto ciò che guardano.
Giornate in cui senti l’affetto, l’amicizia sincera intorno a te, in cui percepisci che chi ti sta accanto è felice di esserci, lì, in quel posto, in quel momento.
Le note di una chitarra strimpellata danzano nella sera che scende lieve e fresca, e ci avvolgono, ci accarezzano il cuore.
E dimentichiamo i libri, il lavoro, i problemi.
E stiamo bene.

foto by Faith