
Non entravo in quel cimitero da più di dieci anni.
“Non mi serve andare lì per ricordarli”, dicevo spavalda.
Ma ero arrivata ad un punto in cui ne sentivo il bisogno, non so neanche io perché.
Da tempo volevo farlo, ma quel pomeriggio in particolare ho sentito di doverlo fare. Ero in macchina con il mio amore, ci siamo passati per caso, gli ho detto di accostare.
C’era un sole cocente, poche persone chiacchieravano tra loro mentre si occupavano dei proprio cari, toglievano i fiori già appassiti per il caldo.
Non sapevo bene dove andare, non ricordavo il posto preciso. Ho iniziato a girare, a leggere nomi, date di nascita e morte, a guardare fotografie. Non riuscivamo a trovare nessuno.
Poi improvvisamente ho letto il mio cognome, mi sono fermata. Era mio nonno, suo marito. Non so perché ho pianto come una bambina, come non feci neppure quando morì. Le signore di fianco hanno abbassato la voce. Io ho osservato per un po’ il suo viso. Poi ho continuato a camminare.
Non riuscivo proprio a trovarla. E invece poi un altro po’ di passi, di nomi e facce, e lei era lì.
Non so come mi sentivo. Ero felice di vederla, ero triste perché non potevo parlarle. Ero sorpresa perché ricordavo un po’ diverso il suo viso. Nella foto aveva quegli orecchini che ricordavo distintamente. Ho pianto di nuovo, il mio amore mi abbracciava le spalle, mi diceva che andava tutto bene. Non avrei voluto essere che con lui in quel momento.
Poi ho letto le date, e sono rimasta senza parole.
Nascita, 25 agosto.
Ho acceso il cellulare e controllato la data, 25 agosto.
Faticavo a crederci.
Dieci anni che non andavo a trovarla, e mi sono trovata lì proprio il giorno del suo compleanno.
Non lo so cosa voglia dire. Se sia un caso, o no.
Mi sono incamminata verso l’uscita, con la testa pesante. Ma ad ogni passo, mi sentivo più leggera.