Nutrimento per l'anima: i consigli di Faith!

  • da vedere: "Mine Vaganti", di F.Ozpeteck, con R.Scamarcio, A.Preziosi - 2010
  • da ascoltare: "Romeo e Giulietta", Prokofiev
  • da leggere: "Cieli di Zafferano", L.Lokko

mercoledì 5 maggio 2010

Came Back

Eh insomma sì, è vero, sono sparita. Mi posso giustificare solo dicendo che la mia mamma mi ha insegnato che se non si ha nulla di intelligente da dire, beh, sì, è proprio meglio tacere. Così, non avendo nulla di intelligente da dire, o un modo intelligente per dirlo, ho taciuto.

E proprio oggi mi è ritornato in mente il mio blog, le mie paginette virtualmente sgualcite su cui ho riversato per un po’ me stessa. E, diamine, quanto mi è mancato.

Per la verità anche adesso non ho nulla di particolarmente acuto da dire, ma mi mancava troppo cliccare su “pubblica post”. Vi potrei dire che questo quasi anno che è trascorso da quando non mi faccio viva non è stato dei più facili, nemmeno dei più brutti, sicuramente non dei più belli. Ci sono stati picchi di dolore che faticano ancora a lasciarmi, ma credo sia normale quando una persona cara prende il volo, irreparabilmente e inequivocabilmente. Di lei mi restano un ditale da cucito, la sensazione della pelle del viso così straordinariamente liscia sotto le dita, nonostante i profondi segni del tempo, e la fatica di non dimenticare il suono della sua voce, che adesso è ancora straordinariamente vivida ma che temo sbiadirà col tempo, come una vecchia foto. Per adesso è qui con me, ogni giorno.

Ci sono stati anche momenti molto belli, novità e cambiamenti, che per mia natura temo e desidero allo stesso modo. C’è una nuova casa, una nuova stanza tutta per me (finalmente!), nuove coinquiline. Nuovi interessi, e anche un ritrovare quelli vecchi che amavo e che mi ero persa nel tempo. C’è qualche problema personale, tanta fatica per risolverlo, e la speranza in un domani migliore.

Insomma, se fosse il trailer di un film, ci sarebbe veramente un po’ di tutto in questo anno passato. Naturalmente c’è sempre la vecchia Faith che si perde per le strade di Roma, che entra a provarsi delle scarpe in un negozio e non riesce più ad infilarsi le sue, che guida in autostrada dall’Abruzzo al Lazio, e dopo due ore con la quinta inserita sta per spaccare la macchina dimenticandosi dell’uso della frizione. La solita imbranata Faith, insomma.

Ci riproviamo, che dite?

giovedì 16 luglio 2009

Maledetto il giorno (in cui iniziai a leggere Twilight)


Cara Stephenie Meyer,
ti volevo dire un paio di cose. A parte il fatto incontestabile che ti adoro, in effetti ti odio un pò.
Non è stato molto carino da parte tua. Voglio dire, tu non puoi scrivere certe cose.
Ho iniziato a leggere Twilight così, perchè me l'hanno prestato. Ero anche scettica, se lo vuoi sapere. E ci sono caduta dentro con tutte le scarpe.
Ecco. C'è questa ragazza, a quanto pare fisicamente normale, parecchio goffa, un pò asociale. E c'è questo ragazzo, un figo da paura, che si innamora di lei. Ora, tu non puoi dare alla gente false speranze. Non puoi farci credere in primo luogo che una ragazza normale (e imbranata) possa far innamorare per l'eternità un tizio così estremamente figo. Ma soprattutto non puoi darci questa pietra di paragone con i ragazzi normali, quelli realmente esistenti voglio dire. Non è giusto!
Non puoi farci sognare dietro un fascinoso vampiro, bello da morire, che fisicamente dimostra sempre e comunque 17 anni ma ne ha avuti più di 100 per maturare intellettualmente (e Dio solo lo sa, forse in un secolo anche un uomo può maturare). E oltre a essere esageratamente bello, ha anche un romanticismo d'altri tempi. Ed è pure un gentiluomo!
Non ci puoi fare questo, Steph, lo capisci vero?! Io ora come lo guardo il mio fidanzato, eh? Come posso mandare giù la sua pancetta da scrivania? A me, il mio ragazzo, non me la apre la portiera della Volvo argentata (forse anche perchè non ha una Volvo argentata, ma dubito che se anche ne possedesse una lo farebbe). A me, il mio ragazzo, non mi ha mai detto che ha un debole per come quel colore si sposa alla mia pelle (quale che sia il colore). Il mio ragazzo non ce la fa a portarmi in braccio se sto male (ma quella, mi rendo conto, potrebbe essere colpa mia.....).
Insomma, è come se lui sognasse Linda Evangelista e al risveglio si trovasse accanto me: non è giusto! Non si può fare un confronto!
Se tu avessi reso l'adorabile Edward un pò meno adorabile, forse sarebbe stato più facile per noi sopportare, non credi? Non avresti potuto dargli, che so, l'alito pesante al mattino, un alluce valgo, qualcosa? Magari avresti potuto togliergli per esempio il buon gusto nel vestire, che diciamolo, in un uomo è frequente come le pepite nel Tevere. Avresti potuto fargli mettere di tanto in tanto una camicia a quadri con un pantalone a righe, tanto per sdrammatizzarlo un pò! Fargli fare un ruttino dopo aver ciucciato tutto il sangue di un puma, che diamine!
Insomma, cara Stephenie, ti volevo dire...non ti offendere, eh, nulla di personale, ma...NON TI SEMBRA DI AVERE UN PO' ESAGERATO?!
Tanti Baci e Cari Saluti a Casa,
tua affezionatissima Faith

martedì 17 marzo 2009

Risvegli


Poi mi sveglio un giorno, e realizzo che ho vissuto per qualche anno in stand-by.
Senza motivo, ho messo me stessa da parte. Purtroppo realizzo che ciò che di più bello ho vissuto negli ultimi sei anni, è anche la stessa cosa che mi ha fatto scivolare in un limbo sottile. Come se per coltivare l'amore, avessi smesso di coltivare me stessa. E ora trovo i buchi vuoti che questo ha lasciato. Non ho trascurato gli amici, la famiglia, lo studio. Ma in compenso ho trascurato me. E' un pò frustrante rendersi conto di quanto mi sia cullata nel mio eden, pensandomi come parte di qualcosa prima che come essere a sè stante. Mi sono buttata a capofitto in amicizie sopravvalutate. Ho lasciato che tutto scivolasse via, come acqua fresca tra le dita. Ho lasciato che il mio corpo si appesantisse, con noncuranza. Ho pensato a tutti, tranne che a me.
Poi la botta di immaginare concretamente la mia vita senza di lui. Gli errori che non mi perdonerò, la confusione, la distinta percezione di sentirmi incompleta. E come nel più bieco luogo comune, mi accorgo di non poter amare nessuno nel modo giusto se prima non penso a me.
Ogni parte di me ha capito questo. Sono state le mie dita che hanno ricercato avide e impaurite le sei corde magiche con cui ho diviso l'adolescenza. E all'inizio è stato dolore, poi l'amore sconsiderato per quei suoni morbidi è esploso ancora, come nuovo. E' stata la mia voce che prima ancora di chiedere consenso alla testa ha detto "sì" a tante cose, a tante nuove avventure, mandando a fanculo la paura (di cosa poi? ancora non lo so). Penso a quando daremo il primo ciak al nostro cortometraggio universitario, alla prima del nuovo spettacolo di cui farò parte, e mi sento felice come una bambina che scarta regali per queste gioie, nuove o ritrovate, ma sempre meravigliose. E paradossalmente, ora che penso di più a me stessa, sono di nuovo capace di amare.
E ora intravedo di nuovo la vecchia me, arricchita di ciò che di positivo ho imparato nel frattempo. Ciò che voglio non è tornare indietro, ma andare avanti senza dimenticare la parte di me che, in fondo, amavo così tanto.

lunedì 15 dicembre 2008

Cosa fai quando hai solo voglia di urlare fino a sentire la gola dolorante? Cosa fai quando l'urlo ti preme così forte contro le pareti dei polmoni da farti male? Cosa fai quando senti gli occhi bruciare per una stanchezza profonda, che ti rende così difficile uscire ad affrontare il mondo? Cosa fai quando l'unica cosa che desideri è startene da sola, sdraiata sotto un cielo azzurro, e invece piove senza sosta? Cosa fai quando tutto sembra privo di un senso reale, quando tutto ti sfugge come polvere tra le dita? Cosa fai quando vuoi solo urlare?

venerdì 28 novembre 2008

Senso dell'orientamento cercasi



Ieri ho provato una nuova, inebriante ed elettrizzante sensazione. Quella di essermi persa. Per Roma.
Non che sia la prima volta, però di solito il mio perdermi equivale magari a imboccare una parallela anzichè un'altra, oppure trovarmi a riflettere sul fatto che faccio sempre la strada più lunga (ovvero quella dei mezzi pubblici di solito) perchè sono così tonta da non memorizzare le scorciatoie che faccio a piedi con amici e amiche pazienti che mi portano a spasso come cani guida. L'altra volta ero con un mio amico per S.Lorenzo, che per me è il labirinto per eccellenza. Mi aspetto di trovarci il minotauro, qualche volta, nella piazzetta. Il mio amico mi guardava incerta ad ogni svolta, perchè io ovviamente aspettavo che lui imboccasse la via giusta per poi seguirlo, finchè non si è fermato a guardarmi con la testa inclinata e un'espressione tra il pietoso e l'ironico: "Ti sei persa, eh?". E io: "Ehm..no...macchè...". Però ero in compagnia, quindi poco male.
Ieri invece, mi sono proprio persa.
Vado via da casa di una mia amica, che diligentemente mi accompagna alla fermata dell'autobus, e mi ripete mille volte: "Scendi tra una fermata, una! Capito? Una! Poi attraversi, at-tra-ver-si, ti trovi su viale 21 aprile e prendi il 93 o il 310! Ok? Una fermata, attraversi, viale 21 aprile, 93 o 310!". Io la rassicuro con aria noncurante: "Mah sì, Ila, ho capito, non ti stare a preoccupare...". Salgo sul 90, la saluto con la manina e guardo dove devo scendere. Una fermata. Fatto. Mi trovo nel mezzo della Nomentana. E' ormai buio e non è esattamente una strada di passeggio. Vabbè, è facile, attraversare. Ma per andare dove?
Non mi sono chiari i dintorni, e neppure il punto dove devo andare. Proseguo verso un incrocio, lì ci sarà di sicuro una fermata. Il nulla. Mi aggiro un pò ma non faccio altro che peggiorare la situazione. Ok, realizzo di essermi ufficialmente persa, perchè non so assolutamente dove andare, non ho mai sentito i nomi delle strade che ho intorno. E per inciso, vedo giusto il nome della strada in cui sono, perchè più lontano non ci vedo (vocina di mio fratello nella testa: "E gli occhiali? Gli occhiali no eh?!). Resto un momento a un incrocio con la faccia spersa, pensando a cosa cavolo fare. Non passa nemmeno nessuno per chiedere informazioni. Così, chiamo il pronto intervento:
"Pronto?"
"Mi sono persa."
"Ti sei che?"
"Mi sono persa! E mi scappa la pipì!"
"Sì ma dove sei?"
"E che ne so! Se mi sono persa!"
"Hmh...sì ma più o meno?"
"Sono sulla Nomentana, incrocio con via Nibby"
"Mai sentito."
"Ho capito! Ma cerca il percorso su atac roma no?! Che te lo devo dire io?"
"Ma...io...avevo spento il computer, stavo andando a casa. Vabbè, cerco su quello di qualcun altro."
Minuti dopo.
"Senti, devi fartela a piedi, sei a poco più di un km da casa."
"A piedi? A P I E D I?!? Ma non puoi cercare meglio?!"
Minuti dopo.
"No no, proprio a piedi, sennò devi andare a cercare la fermata del 36 e vai a termini."
"Sì vabbè...almeno dimmi dove devo andare!"
"Devi percorrere tutta via Nibby..."
"Vabbè, vabbè, vado a piedi! Ciao!!"
"Amò, ma è inutile che te la prendi con me, tu ti sei persa!"
"Sì vabbè ciao!"
Riaggancio. Sì, lo so che non era colpa sua, ma mica potevo rispondermi male da sola!
Percorro via Nibby. E di nuovo il vuoto.
"Pronto?"
"E adesso? Mi vuoi dire dove devo andare, eh? Che tra un pò per ste vie buie mi scippano pure!"
"Ma dove sei?!"
"Dove vuoi che sia? Ho percorso via Nibby!"
"Vabbè, allora...(minuti)....adesso prendi via de rossi...ehm...anzi no..."
"Sì o no? Mi fai fare pure km a vuoto?" (voci in sottofondo nel telefono "no, non deve fare via de rossi, ma via villa...": tempesta di cervelli per indicarmi la strada di casa.)
"Sì vabbè, avrai fatto sì e no due passi. Prendi via villa massimo, poi a destra via villa ricotti, e alla fine svolti a destra e dopo un pò arrivi a piazza bologna."
"Tutta questa strada?!?"
"Ma io che ti posso fare?"
"Vabbè, vabbè, ciao!!!"
Altra strada buia. Infine l'ultima svolta a destra è proprio su viale 21 aprile, e finalmente vedo la luce in fondo al tunnel. Quando dopo pochi passi capisco di essere praticamente a piazza bologna, sento anche gli angeli cantare in coro un potente Halleluja.
Che ci devo fare? Non posseggo senso dell'orientamento. Niente. Zero carbonella. Qualcuno ne ha uno in più da regalarmi? O da comprare? Anche usato. Grazie!

martedì 4 novembre 2008

E 24!

venerdì 24 ottobre 2008

It's a long long night, it's a long long time, it's a long long road



Oggi è uno di quei giorni in cui non mi voglio bene. Se una persona ti infastidisce puoi decidere di non vederla per un pò. Da te stesso invece non ti puoi allontanare, neppure per un momento, neppure se decidi di addormentarti per un paio di giorni, 'che i sogni ti ricordano senza menzogna tutto quello che non va.
Oggi vorrei essere una di quelle persone sicure, una di quelle persone interessanti. Che hanno fatto tanti viaggi, che sanno affascinare gli altri solo scostandosi una ciocca di capelli dal viso. Una di quelle persone che non si fanno trasportare dalla vita, ma la dominano con sapienza. Che hanno il coraggio di affrontare le paure più profonde, che sanno scavarsi dentro l'anima e decidere cosa fare. Che hanno la forza di mollare tutto per un pò e andarsene lontano, invece di restare invischiate nelle sabbie mobili di situazioni assurde e deleterie. Mi guardo attorno, e vedo le mie cose. La mia lampada rossa, la mia chitarra tornata a nuova vita, il disordine perenne della mia stanza. Gli spartiti sparsi sul pavimento, i cavi del pc, le vecchie scarpe da ginnastiche abbandonate in un angolo, decine di libri e cd. E mi fa bene e male insieme essere circondata da tutto questo, è come se ci fosse troppo, è come se fossi satura di tutto. E un vortice di immagini mi invade, insieme a una canzone che non riesco a togliermi dalla mente.