Nutrimento per l'anima: i consigli di Faith!

  • da vedere: "Mine Vaganti", di F.Ozpeteck, con R.Scamarcio, A.Preziosi - 2010
  • da ascoltare: "Romeo e Giulietta", Prokofiev
  • da leggere: "Cieli di Zafferano", L.Lokko

martedì 23 settembre 2008

La ragazza con la chitarra


Era lì da mesi, o sarebbe meglio dire da anni, chiusa nella custodia nera. Relegata in un angolo della stanza e della mente. Poi un giorno il richiamo è diventato più forte, così senza motivo. Ho aperto la custodia e l'ho tirata fuori lentamente, ho accarezzato il legno lucido, le corde una volta dorate scurite dal tempo e dall'uso, il battiplettro nero e graffiato. E le ammaccature sugli spigoli, i graffi, i piccoli segni sulla cassa. Il manico scuro e sottile. Riprendendo con un pò di fatica qualche accordo ho sentito il solito dolorino sulla punta delle dita, e ho lasciato perdere quasi subito. Ma il giorno seguente ho riprovato, e quello dopo ancora di nuovo, e il dolore alle dita piano piano si è alleggerito. Una, due, tre canzoni. Quando ero sola, per non farmi sentire, per provare a tirare fuori quella voce imperfetta ma che mi bastava per i miei concertini solitari come per i falò sulla spiaggia per trascinare gli amici. E uno dopo l'altro sono riaffiorati i ricordi, dolci e taglienti come quei ricordi bellissimi che non tornano più. Ho visto una piccola Faith che, gelosa dell'attenzione dedicata al fratello maggiore che per primo aveva imparato a strimpellare, decide tra sè e sè che anche lei imparerà. Ho visto i primi giorni e le dita inesperte che non sapevano che farsene di tutte quelle note, di tutti quei tasti e quelle corde. Poi le mani più sciolte e veloci, gli accordi più difficili, gli arpeggi e le scale. E ho visto tutte quelle volte in cui ero orgogliosa di essere la ragazza con la chitarra: me ne andavo a scuola sul mio vecchio scarabeo con la zaino stracolmo, il vocabolario di latino e il mio prezioso strumento. E le prove a teatro, le canzoni cantate di nascoste tra una prova e l'altra, le rappresentazioni finali e il terrore che si scordasse una corda prima di entrare per colpa di qualche sbadato. Così lei diventava un prolungamento del mio stesso corpo, una parte armoniosa e attraente di me. E poi le serate con gli amici, i falò sulla spiaggia, i pomeriggi a studiare insieme che finivano sempre e comunque in musica, mille fogli volanti con parole e accordi.
Mille ricordi mi hanno attraversata, come un ruscello fresco, come una corda vibrante. E ho pensato: quanto mi manca la ragazza con la chitarra. Si può amare così tanto un semplice oggetto?

2 commenti:

fRa_gAv ha detto...

Io ho una chitarra, si chiama Clarissa.

E sai che ti dico, che la vedo proprio come te.

Baol ha detto...

Sì, si può amare un oggetto, i ricordi che si porta con se...i profumi che ha perchè sono la nostra vita...


Quanto mi sarebbe piaciuto imparare a suonare uno strumento...ma mi sa che sono negato :/