Nutrimento per l'anima: i consigli di Faith!

  • da vedere: "Mine Vaganti", di F.Ozpeteck, con R.Scamarcio, A.Preziosi - 2010
  • da ascoltare: "Romeo e Giulietta", Prokofiev
  • da leggere: "Cieli di Zafferano", L.Lokko

venerdì 8 febbraio 2008

Lost in translation

Vorrei parlare un momento con i tizi che traducono in italiano i titoli dei film.
Vorrei chiedergli come gli vengono certe genialate.
Me li immagino tutti intorno a un tavolo, un manipolo di coraggiosi che sparano boiate una dopo l'altra. Me li immagino che trangugiano litri di acqua aspettando l'Idea, guardandosi l'un l'altro e pensando "E' troppo grossa questa? Vabbè, ci provo lo stesso", e magari quasi sottovoce propongono una soluzione, in maniera noncurante, come fosse buttata lì a caso. E magari capita che a qualcuno, un pezzo grosso per esempio, vada a simpatia una di queste trovate balzane, esclamando tra lo stupore generale "Ma va...potrebbe andare!". O magari per facilitarsi il compito tutto il lavoro sporco viene fatto sotto l'effetto di qualche strano farmaco, o erba allucinogena, o droga sintetica di non so che tipo.
Perchè io, che pure non credo di avere un quoziente intellettivo superiore alla norma, non mi riesco a spiegare la logica di certi titoli.
Perchè tradurre, ad esempio, "The runaway bride" in "Se scappi ti sposo"? Oppure "Intolerable cruelty" in "Prima ti sposo poi ti rovino"? Ma che senso hanno questi titoli? Io non dico che sia facile trovare il titolo giusto, anche perchè la traduzione letterale spesso non andrebbe comunque bene. Ma credo che a sforzarsi un pò di più qualcosa di migliore poteva venir fuori!
E che ne dite di "Ti odio, ti lascio, ti..." da "The break-up"? Incommentabile. Soprattutto quel "ti..." finale.
Ce ne sarebbero molti e molti e molti altri. Ma uno solo, in verità, mi ha lasciata veramente, ma veramente, scioccata. Lo state già pensando tutti vero? In originale, il titolo di questo film è veramente poetico, calzante e raffinato: "The eternal sunshine of the spotless mind", se non sbaglio tratto da una poesia di Alexander Pope, mica pizza e fichi. E come cavolo gli è potuto venire in mente di tradurlo in "Se mi lasci ti cancello"?!? Come?! COME?!?!
Ma non vi fa incazzare che ci trattino come idioti? Perchè proporci titoli del genere vuol dire secondo me trattarci da idioti, e ritenere che se un titolo per assonanza possiamo sposarlo a qualcos'altro che ha già avuto successo, allora noi come un branco di pecorelle, belando belando verso il cinema, corriamo a vederlo e a versare tintinnanti soldini nelle casse delle case di produzione. Non può essere altrimenti. Non esistono altre spiegazioni logiche!

venerdì 1 febbraio 2008

Ah beh!


Ebbene sì…sono sopravvissuta a questa settimana infernale. Ma poiché a me cose normali non possono mai capitare (e se dico mai, intendo proprio mai) eccovi una nuova, esilarante puntata de “le (dis)avventure di Faith”!

Martedì 29 gennaio. Ore 9. Con lo stomaco nelle orecchie vado verso l’università con il mio amore e l’insostituibile Rain. Sono la prima, quindi dovrei entrare immediatamente…invece non si sa perché la prof decide di aspettare fino alle dieci meno venti prima di chiamarmi. Così, giusto per torturarmi un po’. Finalmente entro. Non vi sto qui a spiegare i dettagli dell’esame, vi dico solo che benché io avessi delle grosse lacune nel programma da studiare, la prof è riuscita con successo ad azzeccare tutto ma proprio tutto quello che non avevo fatto. Inizialmente temo per la bocciatura. Poi riesco ad appiccicare almeno qualche frase tanto da farmi arrivare alla fine. Il verdetto è: 23. Dove si firma?

Ore 10.30 circa. Sto scendendo le scale di lettere, ma non so se è perché sono emozionata o perché sono rincoglionita come al solito, fatto sta che inciampo per le scale e riesco a prendere una bella storta non a uno bensì alla bellezza di due piedi. E perché non ne avevo altri, sennò mi ci sarei fatta male senz’altro. Non saprei spiegarvi come, ma improvvisamente mi sono trovata con i piedi intorcinati, aggrappata al mio amore che stava guardando da tutt’altra parte e per un momento ho seriamente pensato che saremmo ruzzolati tutti e due per le scale fino a terra. Ci siamo salvati dal ruzzolone, ma la sera avevo una caviglia enorme e dolorante.

Vi tralascio l’attesa di martedì pomeriggio per farmi verbalizzare un altro esame, e la fila di mercoledì per farmi firmare il foglio di prenotazione dal mio relatore. Passo direttamente a…

Giovedì 31 gennaio. Ore 14. Io e il brother ci avviamo verso la segreteria. Bisogna consegnare tutti i documenti per la laurea, verbalini, moduli, ricevute, echipiùnehapiùnemetta! La segreteria apre alle 14.30, una mezz’ora di anticipo mi sembra accettabile. E invece arriviamo lì e c’è addirittura la fila per prendere il numero! Significa che ho dovuto fare una fila di dieci minuti solo per prendere il bigliettino con il numero per poter poi fare la fila vera…e non commento.
Arrivo finalmente davanti alla macchinetta, tocca a me. Esce il numero: 197!!!
Mestamente ci accingiamo ad aspettare. Dopo un paio d’ore buone (contrariamente ad ogni previsione che ci vedeva stare lì fino a sera) riusciamo a consegnare tutto. E lì, devo dire, mi è presa un po’ di euforia. E’ la prova ufficiale che, a meno non si presentino problemi con la tesi, ad aprile mi laureo. Mondieu!

Ore 18.20 circa. Libreria della stazione termini. Voglio comprare un paio di libri per la tesi. E qui la scena più surreale della settimana.
Faith: “Mi scusi, avreste dei libri su Martin Scorsese? Io ne ho alcuni in bibliografia, ma vanno bene anche altri…”
Commessa Malefica: “Il settore di cinema è laggiù.”
F.: “Ehm…sì, ho visto, ma non ne ho trovato nessuno…”
C.M.: “Beh, allora non ci sono.”
F.: “Sì però magari sono io che non li ho trovati, non potrebbe controllare sul computer?”
C.M. (alzando gli occhi al cielo e sbuffando): “Uff…che casa editrice?” (non accenna minimamente a digitare una seppur piccola parolina sul pc)
F.: “Ad esempio, Il Castoro…”
C.M.: “Sono tutti insieme.”
F.: “O Gremese Editore…”
C.M.: “Anche quelli sono tutti insieme.”
F.(capendo che non c’è trippa per gatti): “Beh, grazie…”

Allibita per cotanta sgarbatezza, mi avvio a prendere il treno. O meglio ci avviamo, io e la mia calamitaperpersonee/osituazionisurreali. Vabbè, ma sennò che avrei da raccontare?